A Velletri le rese sono tra i 10 e i 12 litri per quintale. Tra i Monti Lepini e Olevano tra i 10 al quintale. A Zagarolo e Cave raggiunti i 13 litri per quintale di olive
È l’anno della qualità e della minor resa per l’olio d’oliva di Castelli Romani, Monti Prenestini e Monti Lepini. “Termometro” dell’annata è Velletri, con i molti frantoi che lavorano i frutti provenienti da gran parte della provincia sud di Roma. “Quest’anno – spiega il frantoiano veliterno Antonello D’Annibale – il periodo migliore per la raccolta delle olive a Velletri è stato tra i primi di ottobre e la metà di novembre. Abbiamo registrato un’alta produzione di olive ma la resa è stata tra i 10 e i 12 litri di olio al quintale”.
“Rispetto all’anno scorso la resa è scesa del 15%” afferma Massimo Pallocca, responsabile dell’azienda agricola Enza Pennacchi di Velletri, che ha notato anche gli effetti dei cambiamenti climatici: “Quest’anno un rialzo delle temperature ha condizionato la fioritura dell’olivo – dice Pallocca – ed è stato necessario innaffiare gli alberi, ora però la qualità è eccezionale”. Su Marino, Albano Laziale e Frascati? “Un’annata molto buona, senza attacchi di mosca e con fioritura regolare” testimonia Felice Gasperini.
Rispetto a Velletri e ai Castelli, rese più alte si sono avute per le partite di olive provenienti da Cave e Zagarolo, secondo la frantoiana Cristina Rocchi, che a Velletri lavora le olive del circondario. E infatti la resa tocca i 13 litri al quintale a Zagarolo, dove il vitiolivicoltore Cesare Loreti ricorda che “dobbiamo ancora recuperare le stagioni precedenti segnate dalle gelate”.
A Colleferro, il produttore Valentino Paniccia ha notato una “maturazione posticipata” dei frutti ma anche che le scarse piogge di luglio e agosto non hanno intaccato la qualità del prodotto: “L’olio ha un buon odore erbaceo con un amaro e piccante non troppo accentuato”. Nessuna riduzione di resa si è invece avuta ad Olevano Romano e zone limitrofe: ciò grazie alle caratteristiche della “rosciola”, varietà autoctona di ulivo che l’associazione di produttori Assolivol sta valorizzando sotto il profilo della qualità. Allineati alle rese di Velletri e Colleferro sono gli uliveti di Segni e Artena, salvo quelli in cui la raccolta sarà tardiva.
La resa non è tutto: ecco gli indicatori di un olio di qualità
Ma la resa non è tutto: “È più importante la qualità dell’olio, su cui incide notevolmente anche la tipologia del frantoio” commenta il capo panel Luigi Centauri, della Capol di Latina, che valuterà gli oli di Velletri, Castelli, Monti Prenestini e Lepini nel concorso “Oro Verde”. “Non è sufficiente l’analisi chimica per definire un extravergine perché – spiega Centauri – va verificata l’assenza di difetti sensoriali e la presenza di amaro e piccante, che indicano la presenza di polifenoli bioattivi, antiossidanti naturali che preservano dall’invecchiamento”. E i prezzi? “Le giacenze nazionali “livellano” la minor produzione 20/21” dice Massimo Pallocca, così il prezzo dell’olio evo nelle aziende agricole va dai 9 ai 15 euro al litro a seconda del mercato e della qualità.