Se si pensa ai distillatori e ai distillati vengono in mente subito i superalcolici ma, oltre questo, c’è un mondo in cui la distillazione della Grappa è soltanto una parte, forse solo quella più nota. È il mondo dei distillatori italiani che va dalla produzione dell’alcol etilico alla produzione dell’acido tartarico naturale fino al bioetanolo convenzionale e, è nei programmi, quello “avanzato”. Un mondo che guarda alla produzione di biocarburanti, che si incrocia anche con la politica internazionale e che va a confrontarsi con la concorrenza cinese.
Questo pezzo di economia italiana la settimana scorsa si è riunito a Roma nella 73esima assemblea nazionale di AssoDistil, l’Associazione Nazionale Industriali Distillatori di Alcoli ed Acquaviti. All’assemblea presieduta da Antonio Emaldi è arrivato il videomessaggio dal Parlamento Europeo dell’On. Paolo De Castro (membro della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale del Parlamento Europeo) e vi hanno preso la parola l’On. Filippo Gallinella (Presidente della Commissione Agricoltura, Camera dei Deputati) e tecnici e funzionari del Ministero delle Politiche Agricole e dell’Agenzia delle Dogane. Che si è detto? Partiamo dal settore più noto: la Grappa.
Verso il consorzio di tutela dell’IG Grappa
Di “Grappa” ce n’è una sola ed è italiana. L’Indicazione Geografia è riconosciuta a livello mondiale con l’inserimento nel registro dell’Accordo di Lisbona del WIPO (Organizzazione Mondiale della Proprietà Intellettuale). Ci sono poi, dal 2011, le Indicazioni Geografiche regionali della Grappa: del Veneto, del Friuli, dell’Alto Adige, del Trentino, della Lombardia, del Piemonte e della Sicilia. Ma cos’è la Grappa? è un distillato di vinacce che, per chiamarsi tale, deve essere prodotto con materie prime italiane secondo quanto previsto da un apposito decreto Ministeriale.
Ci sono poi da fare i controlli contro le frodi e l’AssoDistil sta lavorando alla costituzione un Consorzio nazionale e di Consorzi Regionali che abbiano finalità di “promozione, vigilanza e tutela”. E rimanendo in tema di Grappa, un buon contributo alla qualità è stato dato dagli assaggiatori dell’ANAG, che di recente hanno stilato la loro classifica delle migliori Grappe italiane.
Acido tartarico naturale Vs sintetico: la concorrenza della Cina dall’edilizia alle caramelle
In pochi sanno che l’Italia è leader mondiale nella produzione di acido tartarico naturale. Si tratta di una molecola che si sviluppa naturalmente dal processo di vinificazione e che vine utilizzata in edilizia, farmacologia, cosmetica e dall’industria alimentare. Viene utilizzata per dare un sapore aspro alle caramelle come per indurire il gesso. È un antiossidante naturale con diversi impieghi che però negli ultimi tempi soffre la concorrenza di una molecola sintetica di produzione cinese. “Il problema è che i consumatori – ha detto il presidente Emaldi durante l’assemblea – non possono sapere se quello che trovano è acido tartarico naturale o sintetico“.
Di recente l’Europa ha definito l’acido tartarico come molecola di origine naturale e soltanto negli ultimi mesi l’Agenzia delle Dogane è riuscita a mettere a punto dei protocolli di analisi per individuare l’acido tartarico sintetico, quello naturale e quello miscelato. Non rimane che contrastare l’impiego del prodotto sintetico, reso appetibile dal minor costo dovuto alle politiche cinesi per le quali si è verificato un dumping superiore al 70 percento.
Il futuro della distillazione sono i carburanti verdi: il bioetanolo avanzato
Cosa rimane da dire sul settore? A parte gli accordi internazionali, le accise che scoraggiano le immissioni in consumo e il Programma Nazionale di Sostegno al settore vitivinicolo che per la distillazione dei sottoprodotti prevede 21 milioni di euro, rimane il futuro della distillazione. Cioè i biocarburanti. A farla da protagonista è la Direttiva sulle Energie Rinnovabili (RED2) che fissa al 14 percento l’obiettivo vincolante da raggiungere per il settore trasporti entro il 2030.
“Tutti i più autorevoli outlook – è stato spiegato durante l’assemblea – prevedono che al 2030 almeno il 90 percento del parco vetture circolante monterà un motore a combustione interna di cui almeno il 50 percento un motore a benzina, eventualmente in versione ibrida. Ciò significa – prosegue la relazione – che almeno il 50 percento delle vetture circolanti al 2030 dovrà utilizzare un biocarburante miscelabile [rect. miscibile ndr] con la benzina e che sia sostenibile in termini ambientali, garantendo notevoli riduzioni delle emissioni di gas clima-alteranti. Il bioetanolo risponde a queste caratteristiche“.
La RED2 e il PNIEC
La stessa RED2 prevede che una quota del “3,5 percento dell’energia rinnovabile da utilizzarsi obbligatoriamente nei trasporti al 2030 provenga dai cosiddetti biocarburanti avanzati quali il bioetanolo da sottoprodotti della vinificazione e quello cellulosico“. Tutto ciò comporterà la necessità di produrre più bioetanolo convenzionale ma anche più bioetanolo “avanzato” a seconda delle indicazioni che arriveranno in concreto anche ai settori produttivi dal Piano Nazionale Integrato Energia e Clima con il quale si fissano gli obiettivi nazionali per il settore dei trasporti.
Con questo Piano sarebbe “arrivato il momento di dare il segnale – per dirla con le parole del funzionario del Ministero dello Sviluppo Economico, Giovanni Perrella, intervenuto all’assemblea AssoDistil – che si va verso i biocarburanti avanzati nel mercato dell’auto, indirizzando nuovi investimenti“. Cosa che faciliterebbe la produzione di bioetanolo (anche avanzato, cioè prodotto da materie lignocellulosiche e non zuccherine/amidacee). Una produzione che i distillatori cercheranno di promuovere con l’organizzazione di un workshop tematico in autunno.
La frontiera: l’economia circolare
Come in ogni buona programmazione il settore sta pensando anche alla “frontiera” del business della filiera vitivinicola. Non solo uva, vino, vinacce e fecce, acido tartarico, grappe, acquaviti, brendy e coloranti. Ma anche tessuti, polimeri, sostanze bioattive per la cosmetica, biogas ed energia da biomasse e fertilizzanti e ammendanti da reimpiegare poi tra i vitigni. Un circolo virtuoso su cui il comparto si sta muovendo con le Università e anche con le associazioni ambientaliste.