Ieri sera IoApro ha bloccato parte dell’A1 a Orte. Zingaretti a Valmontone ha definito “condivisibili” le proteste ma ha aggiunto “che il futuro è la campagna vaccinale”. Da Valmontone, Segni e Lariano i ristoratori condannano le violenze ma chiedono equità e riaperture. “Siamo esasperati”
Ieri sera i ristoratori e le partite Iva di IoApro hanno bloccato l’A1 a Orte. L’altro giorno a Roma avevano protestato in piazza e alcuni infiltrati hanno provocato scontri con le forze dell’ordine. Ieri a Valmontone il presidente della Regione Zingaretti ha commentato le proteste. Le ha definite “condivisibili” perché “riflettono l’insofferenza del presente e l’incertezza per il futuro”. Ma ha anche aggiunto che “il futuro è la campagna vaccinale e chi si è illuso che ci siano alternative è finito male”. Nella stessa giornata tuttavia non ci sono state certezze sull’arrivo dei vaccini. Anzi, dagli Stati Uniti è arrivata la notizia della sospensione delle dosi Johnson & Johnson.
Le proteste di IoApro a Roma sono però soltanto al punta di un’iceberg. Basta guardare la provincia di Roma, che non è portata alle proteste di piazza. Da Valmontone, Lariano e Segni gli operatori del settore hanno seguito l’evoluzione della manifestazione in tv, sui social e tramite le agenzie di stampa. I “nostri” ristoratori condannano la violenza ma chiedono anche, a gran voce, le riaperture.
Dopo sei mesi di chiusure non ce la fanno più, anche perché i ristori non arrivano o arrivano tardi. L’annuncio della zona arancione fino a maggio aveva già tagliato le gambe al settore. La rabbia è dunque comprensibile anche perché ancora oggi non c’è certezza delle riaperture, anche se il Governo potrebbe deciderle in questi giorni per maggio. Uno dei rischi, anche quest’anno, è che saltino tutte le cerimonie primaverili che sono un grosso indotto per il territorio. Oppure che quelle cerimonie vengano fatte senza banchetti, azzerando del tutto l’indotto.
I ristoratori: “Violenza intollerabile ma c’è rabbia ed esasperazione”
“La violenza è sempre intollerabile – ha commentato Luca Polce, noto pizzaiolo di Valmontone – ma credo anche che la violenza che stanno facendo i politici e chi ci governa nei nostri confronti è veramente inaudita”. “Siamo contrari alla violenza – aggiunge Stefano Bartolucci del ristorante Rosso DiVino di Valmontone – ma non vogliamo essere presi in giro: vogliamo provvedimenti più equi e certezza sui tempi di riapertura”.
“Penso che si sia arrivati allo stremo perché il popolo italiano è sempre stato un grande lavoratore e un grande risparmiatore – dice Alessandra Pucello del Casale del Marrone a Segni – e dopo più di un anno mancando sia il lavoro che il risparmio le persone non hanno nulla da perdere e niente da investire in un presente senza futuro. Tutto sfocia nella violenza e purtroppo la cattiva “politica” ne approfitta per guadagnare qualche punto. L’errore è nel non aver dato i ristori ma soprattutto aver dato aumenti prima agli statali e adesso alla P. A. e questo ha provocato maggiore esasperazione e rabbia. Si sta creando un razzismo classista di cui aver paura e siccome la storia è ciclica fatta da corsi e ricorsi speriamo che abbiamo imparato qualcosa dal passato”.
Prati (Lariano): “Ci stanno portando all’esasperazione”
“Strumentalizzazione politica a parte – afferma Raniero Prati, della Premiata Trattoria Prati -, ci stanno veramente portando all’esasperazione. D’accordo che i ristoranti possano essere luoghi di contagio, d’accordo che di fronte ad una pandemia mondiale bisogna avere la massima attenzione ma stiamo pagando un prezzo veramente alto, sia a livello economico che psicologico. È da ottobre che stiamo lavorando ad intermittenza, con dipendenti che logicamente si guardano intorno alla ricerca di altri lavori perché solamente con la cassa integrazione non riescono a mandare avanti la famiglia. Bollette che continuano ad arrivare regolarmente e di aiuti non ne parla più nessuno! Con Conte almeno qualcosa si era vista”.
Ambrosetti (Segni): “Meglio riaprire, anche con più restrizioni”
“Sono d’accordo con le manifestazioni pacifiche – dice Stafano Ambrosetti de La Noce, di Segni – ma non va bene che si infiltrino tra i manifestanti gruppi politici di qualsiasi schieramento che creano panico, danni e altro. Sono d’accordo con le riaperture eventualmente con maggiori restrizioni, con i tavoli da quattro e anche con una maggiore distanza tra i tavoli. Ma mi urta il fatto che molte attività sono aperte e creano più assembramento di persone e poi ce ne sono altre, come gli autogrill, che fanno come vogliono: sia bar che ristorazione”.