Le stime sulla produzione di olio extravergine d’oliva italiano sono negative, soprattutto per la brutta annata del Sud Italia. Scavino (CIA): “Ora bisogna premiare la filiera agricola che produce olio di qualità”. Intanto parte la prima raccolta resistente alla Xylella
Crolla la produzione di olio extravergine d’oliva italiano ma la qualità di uno dei prodotti simboli del Made in Italy resta eccellente. È quanto emerge dall’esclusiva indagine condotta dagli osservatori di mercato di Cia-Agricoltori Italiani, Italia Olivicola e Aifo-Associazione italiana frantoiani oleari, che fotografa un’Italia dell’olio spaccata in due, con la produzione al Sud in forte calo a differenza della netta ripresa, rispetto allo scorso anno, delle regioni centrali e settentrionali. Secondo le associazioni di categoria, la campagna che sta iniziando segnerà un netto -36% con una previsione di poco più di 235.000 tonnellate di olio extravergine d’oliva prodotte a fronte delle oltre 366.000 tonnellate della scorsa stagione.
Al centro produzione stabile, tranne l’Abruzzo
Sempre secondo la CIA e le altre sigle, la situazione sarebbe ribaltata nelle regioni centrali e settentrionali, invece, grazie al clima positivo durante il periodo della fioritura e agli attacchi contenuti della mosca. Andrebbero bene Toscana (+24%), Umbria (+40%), Marche (+48%), ed Emilia-Romagna (+52%). Quanto al Lazio, la CIA prevede un +6%. Ma da quanto ci risulta, nell’area delle Colline Pontine la quantità prodotta potrebbe essere più bassa dell’anno scorso, invertendo le previsioni di qualche mese fa. Male invece la produzione dell’Abruzzo, che potrebbe scendere del 33%.
Netto calo di produzione al Sud
Secondo le stime delle associazioni citate, il più forte calo produttivo si avrà al sud. Cioè proprio dal territorio da cui dipende gran parte della produzione italiana: “Evidente il calo della Puglia (-51%) che risente in maniera pesante della ciclicità del raccolto, con l’attuale stagione di scarica, a due anni dalla gelata che azzerò la raccolta nelle province di Bari, Barletta-Andria-Trani e Foggia, destabilizzando le piante. Non si arresta il crollo del Salento flagellato dalla Xylella dove si stimano 2000 tonnellate di olio e un calo del 50% rispetto allo scorso anno. Puglia che, nonostante quest’annata difficile, resta il polmone olivicolo nazionale con le 101mila tonnellate di prodotto stimate, pari al 44% della produzione italiana complessiva”.
Al secondo gradino del podio sale, a sorpresa, la Sicilia (-17% rispetto allo scorso anno) che scalza la Calabria (-45%) grazie alle buone temperature di queste settimane. Segno negativo anche per altre regioni importanti dal punto di vista produttivo come Campania (-12%), Basilicata (-20%), Molise (-20%), Sardegna (-26%).
I motivi del calo produttivo al Sud
I motivi di questo calo di produzione li spiega l’ISMA. In Puglia settentrionale ha influito innanzitutto una fisiologica alternanza dopo l’abbondante produzione dello scorso anno. Si prevede “una flessione particolarmente consistente negli areali dove si è raccolto fino a molto tardi (febbraio). Nonostante un autunno ed un inverno caratterizzati da una siccità importante, lo stato vegetativo delle piante è apparso in buone condizioni anche grazie al supporto fitosanitario”. Quanto alla fioritura, “è stata ridotta e in tema di allegagione si segnalano fenomeni di distaccamento del peduncolo con conseguente caduta del frutto, per ora non eccessivi e dovuti probabilmente agli “sbalzi termici”. Tuttavia, nel complesso, le olive non hanno subito forti infestazioni da parte della mosca delle olive, pertanto si otterrà un olio di alta qualità. Permangono nel Salento le problematiche legate alle perdite degli oliveti a causa della Xylella”.
“Poco ottimismo anche aree della Calabria – dice l’ISMEA – dove, compatibilmente con l’alternanza produttiva, si è avuta una fioritura ed una allegagione di buon livello, in parte ostacolati da piogge consistenti e conseguente umidità nel periodo di maggio-giugno. In anticipo, rispetto alla media, anche lo sviluppo vegetativo in Sicilia, con una produzione che al momento non sembra discostarsi troppo da quella dello scorso anno, ma lontana dall’essere considerata di carica.“
Al Nord un’annata produttiva
L’annata dovrebbe andare invece alla grande nel Nord Italia. L’oscar per il miglior incremento produttivo, nonostante le quantità sempre di molto inferiori alle regioni a maggior vocazione olivicola, lo vince la Lombardia (+1727%) che passa da 123 tonnellate di olio extravergine d’oliva prodotte alle 2248 tonnellate stimate per quest’annata. Grande crescita anche per Liguria (+145%), Trentino-Alto Adige (+265%), Friuli Venezia Giulia (+770%) e Veneto (+995%).
All’estero situazione estera
Secondo l’ISMEA, nel contesto internazionale, il principale competitor italiano, la Spagna, prevede un’annata buona ma non all’altezza delle aspettative di qualche mese fa a causa della mancanza di piogge. Per la Grecia e Tunisia si stima, invece, una riduzione (“scarica” fisiologica).
Scavino (CIA): “Ora bisogna premiare la filiera agricola che produce olio di qualità”
“Siamo di fronte ad un’annata a due facce, con i cali nelle regioni meridionali che producono la stragrande maggioranza dell’olio italiano e la ripresa delle regioni centrali e settentrionali che hanno beneficiato di un clima più clemente -ha detto il presidente di Cia-Agricoltori Italiani Dino Scanavino-. Ora bisogna premiare la filiera agricola che si impegna nella produzione di un olio di qualità, garantendo prezzi più equi, adeguati e remunerativi”.
Pini: “Non più rimandabile un Piano Olivicolo Nazionale”
“La quantità quest’anno, a causa della ciclicità del raccolto, non sarà elevata mentre fortunatamente conserveremo inalterata la qualità eccellente del nostro prodotto -ha spiegato il presidente di Italia Olivicola Fabrizio Pini-. Quest’annata dimostra, una volta di più, come non sia più rimandabile un Piano Olivicolo Nazionale che consenta di impiantare nuovi uliveti e recuperare quelli abbandonati. Occorre inoltre un lavoro istituzionale condiviso per cercare di garantire, su tutto il territorio nazionale, il giusto valore al lavoro dei nostri agricoltori”.
Gonnelli (AIFO): “Teniamo alta l’attenzione sugli attacchi della mosca”
“La qualità del nostro olio sarà eccellente ma dovremo mantenere alta l’attenzione sugli attacchi della mosca con controlli capillari sui territori -ha aggiunto il presidente di Aifo, Piero Gonnelli-. Siamo ancora lontanissimi dal soddisfare in toto il fabbisogno dei consumatori italiani e dovremo lavorare su questo nei prossimi mesi in sinergia con tutti i protagonisti della filiera”.
Intanto a Casarano parte la prima raccolta dagli uliveti resistenti alla Xylella
Mentre le stime sono negative, arriva da Casarano, in Salento, la notizia della prima raccolta dai nuovi uliveti impiantati due anni fa al posto dei campi completamente distrutti dal batterio. Sono gli uliveti di “Fs-17 Favolosa”, una delle due cultivar, insieme al leccino, che secondo gli scienziati è resistente agli attacchi della Xylella. Si tratta di una cultivar italiana, brevettata dal Cnr, precoce rispetto alle altre visto che già dopo due anni riesce a dare i suoi primi buoni frutti. La CIA si stima che per ogni ettaro impiantato si potrebbe arrivare a raccogliere ogni anno, in maniera costante e con le piante in piena maturazione, circa 100 quintali di olive.
La Xylella, scoperta nel 2013 in territorio di Gallipoli, in 7 anni è avanzata fino a sfondare in maniera definitiva, proprio pochi giorni fa, la provincia di Bari col ritrovamento del focolaio di Monopoli. In questo periodo, secondo uno studio di Italia Olivicola, ha compromesso la produzione di quasi 5 milioni di piante nelle province di Lecce, Brindisi e Taranto, in un areale di 22 milioni di piante, con un calo medio di 29mila tonnellate di olio extravergine d’oliva pari al 10% della produzione olivicola italiana.