Lo stop da oggi riguarda anche il tratto di costa da San Benedetto a Termoli. Ecco a cosa corrispondono i numeri sulle etichette del pesce
Da oggi inizia il fermo pesca nell’Adriatico nel tratto di costa che va da San Benedetto a Termoli. Lo stop riguarda Marche, Abruzzo e Molise e durerà fino al 13 settembre. Il provvedimento segue quello che aveva interessato l’Adriatico nel tratto da Trieste ad Ancona e da Manfredonia a Bari. Quest’anno c’è una novità e a spiegarla è Coldiretti Impresapesca: “In aggiunta ai periodi di fermo fissati i pescherecci dovranno effettuare ulteriori giorni di blocco che vanno da 7 a 17 giorni, a seconda dalla zona di pesca alla quale sono iscritti. Le giornate di stop saranno decise direttamente dai pescatori che dovranno darne comunicazione scritta entro le ore 9 del giorno stesso. L’intero ammontare delle giornate aggiuntive dovrà essere obbligatoriamente effettuato entro il 31 dicembre 2019“.
A parte le questioni tecniche di settore, quello che più importa ai consumatori è che in questo periodo il prodotto italiano sarà meno presente nei piatti dei ristoranti. Aumenterà invece il prodotto straniero, proveniente dai paesi in cui non è presente il fermo pesca, il pesce di allevamenti nazionali o quello di piccoli pescatori locali. Spesso però è difficile assicurasi della provenienza del pescato servito e infatti il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, ha proposto ieri l’istituzione di una “carta del pesce” nei ristoranti, con “l’obbligo dell’indicazione di origine”, aggiungendo che ““passi in avanti sono stati fatti sull’etichettatura nei banchi di vendita, ma devono ora essere accompagnati anche dall’indicazione della data in cui il prodotto è stato pescato”.
Ecco come risconoscere la provenienza del pesce dall’etichetta
Discorso diverso nei supermercati e nelle pescherie. Il pesce venduto deve infatti riportare nell’etichetta l’area di pesca. In proposito il Mediterraneo è suddiviso in 27 GSA (Geographical SubAreas). Le provenienze italiane sono quelle dalle Gsa 9 (Mar Ligure e Tirreno), 10 (Tirreno centro meridionale), 11 (mari di Sardegna), 16 (coste meridionali della Sicilia), 17 (Adriatico settentrionale), 18 (Adriatico meridionale), 19 (Jonio occidentale), oltre che dalle attigue 7 (Golfo del Leon), 8 (Corsica) e 15 (Malta).
Le aree 3, 4, 12, 13, 14, 21, 26 e 27 sulle coste africane. La 25 di Cipro, la 20 della Grecia, la 23 di Creta in particolare, la 22 di Gracia e Turchia, la 24 è turca. Altre GSA sono: la 1, la 6 e la 5 (Spagna); la 7 (Francia); la 28 (Turchia); la 15 (Malta); la 29 (mar Nero) e la 30 (Mar Azov).
Impresapesca Coldiretti: “In 33 anni persi 18 mila posti di lavoro. Serve un nuovo sistema”
Il fermo pesca, come ogni anno, viene criticato dalla Coldiretti, secondo cui “la misura continua a non rispondere alle esigenze della sostenibilità delle principali specie target della pesca nazionale, tanto che lo stato delle risorse nei 33 anni di fermo pesca è progressivamente peggiorato, come anche parallelamente lo stato economico delle imprese e dei redditi“. “Questo ha determinato nel periodo un crollo della produzione – spiega Coldiretti Impresapesca – la perdita di oltre 1/3 delle imprese e di 18.000 posti di lavoro. L’auspicio è che dal 2020 si possa partire dalle novità positive per mettere in campo un nuovo sistema che tenga realmente conto delle esigenze di riproduzione delle specie e delle esigenze economiche delle marinerie”.